I tessuti muscolari sono uno dei 4 principali tipi di tessuto presenti nell’uomo dove per tessuto s’intende un gruppo di cellule deputate al medesimo scopo e che possono unirsi ad altri tessuti per assolvere a funzioni maggiormente complesse dando luogo agli organi. Ovviamente questo argomento è di fondamentale importanza nel bodybuilding visto il ruolo che i muscoli ricoprono in questo tipo di attività; vediamo dunque di distinguere e classificare le tipologie esistenti.
Intanto iniziamo col dire che il tessuto muscolare viene attivato nell’ambito sia dei movimenti volontari che di quelli involontari, e può essere di due tipi:
1) liscio, responsabile delle contrazioni involontarie è caratterizzato dalla capacità di contrarsi, in modo prolungato e lento in risposta ad ormoni o al sistema nervoso vegetativo, come se fosse costituito da un’unica fibra mentre invece è composto da una serie. Viene denominato in questo modo per l’aspetto delle cellule che lo compongono, lunghe alcuni decimi di millimetro e con l’estremità sottile, e per la loro uniformità data dalla non presenza di altre unità contrattili oltre le miofibrille disposte in tutte direzioni. Questo tipo di tessuto è presente nei vasi sanguigni e negli organi interni;
2) striato, si tratta del tessuto muscolare che compone circa il 40% del totale peso corporeo, è di tipo volontario, è rappresentato dai muscoli scheletrici, formato da fibre lunghe composte da microfilamenti proteici che rispondono allo stimolo nervoso volontario unendosi e scorrendo una sull’altra per dare luogo alla contrazione e quindi al movimento. Viene chiamato striato per la disposizione trasversale delle fibre che lo costituiscono;
Tessuti muscolari striati, contrazione volontaria e unità motorie
Questo discorso è di particolare interesse per gli sportivi in quanto tutti i muscoli (a parte il cuore) direttamente coinvolti nelle attività in palestra sono di tipo striato e quindi a contrazione volontaria. Ma cosa significa contrazione muscolare? Il muscolo striato, o scheletrico, si contrae in seguito ad uno stimolo nervoso che viene trasmesso alle fibrocellule per mezzo delle giunzioni sinaptiche che mediano la comunicazione tra neuroni e cellule, in questo caso muscolari. In realtà il processo è molto più complesso e coinvolge diversi altri concetti, ma in linea di massima possiamo riassumerlo in questo modo.
Sottolineiamo però la particolare importanza che nel processo di contrazione muscolare ricopre l’unità motoria che è la minima unità funzionale costituita da un motoneurone e da tutte le fibrocellule a lui associate; l’unità motoria è indispensabile in quanto è grazie ad essa, e alla sua capacità di attivare selettivamente il numero di fibre innervate, che è possibile controllare la capacità motoria eccitando i tessuti muscolari in modo parziale. Se le unità motorie non esistessero non sarebbe possibile deambulare normalmente per il semplice fatto che le singole fibre non sono in grado di contrarsi parzialmente; questo fenomeno è anche noto come la legge del “tutto o nulla”.
Tipi di fibre muscolari
Ci occuperemo ora di classificare dal punto di vista prettamente funzionale le diverse fibre muscolari anche note con il nome di fibrocellule; detti elementi possono essere di due tipi:
1) rosse, o lente di tipo 1, devono il loro nome al colore più scuro, sono maggiormente interessate dall’esercizio aerobico e quindi di resistenza prolungate nel tempo, tollerano bene la fatica ma non l’intensità dell’esercizio;
2) bianche, o veloci di tipo 2, sono quelle che interessano maggiormente i bodybuilder in quanto deputate allo sforzo intenso non prolungano nel tempo e quindi anaerobico, proprio come quello che si svolge nel sollevamento pesi; anche qui il nome è dovuto al colore, chiaro, e alla capacità di contrarsi velocemente.
In definitiva possiamo quindi dire che la conoscenza dei diversi tessuti muscolari può certamente rendere un atleta maggiormente consapevole delle sue azioni relativamente al modo di allenarsi.